Storia

È importante cercare di capire chi è stato Mago d’Amore e quello che potrà dare ancora all’ippica italiana nel suo nuovo ruolo. La sua storia comincia nel 2006, quando mamma Do It Wise dà alla luce un piccolo ma vivacissimo erede di Lemon Dra. 

Immediato sorge un pensiero: Lemon Dra, che può essere considerato senza ombra di dubbio il miglior continuatore del grandissimo Sharif di Iesolo, è nato proprio nell’ultimo anno di produzione del grande sire che ha contribuito in maniera significativa al cambiamento della razza del cavallo italiano. E Mago è nato nell’ultimo anno di produzione di Lemon… Avrà anche Mago le stesse fortune di Lemon? La sua somiglianza con il papà è notevole, il potenziale espresso devastante, per cui…

Ma veniamo alla carriera, condizionata in maniera determinante da un infortunio che ha impedito a questo splendido atleta di sprigionare con la necessaria continuità la forza che madre natura e papà Lemon Dra gli hanno donato. Il debutto nel novembre 2008, il giorno 18. Una vittoria in 1.15.4 sull’anello milanese che, in seguito, sarà anche il teatro delle sue successive uscite, quelle del 30 novembre, quando sarà terzo in 1.15.9, e poi del 14 dicembre, dove finirà squalificato per rottura prolungata.

Da lì, sette mesi e mezzo senza vedere la pista: che è successo? La diagnosi del veterinario, all’epoca, fu una mazzata tremenda: rottura del sesamoide dell’anteriore sinistro. Così, Mago fu operato e, dopo qualche mese, riprese la preparazione: il giorno del riscatto era vicino…

Il 26 luglio il rientro a Treviso, in cui giunse sesto in 1.16.2, poi, dopo tre settimane, il ritorno alla vittoria a Cesena, in 1.13.8. Dodici giorni dopo un nulla di fatto ancora al Savio e poi la grande escalation sulla via del trionfo: il 18 settembre una facile vittoria milanese in 1.13.4, poi una seconda vittoria, sempre a San Siro, in 1.13.2 sui 2100 e ancora un successo, sempre sulla pista di casa, in 1.11.9. Mago era pronto per sfidare i migliori.



Il grande giorno, quello della consacrazione a vero campione, fu il primo novembre a Milano, in occasione del Gran Premio Orsi Mangelli, classica fondamentale nel cammino dei tre anni e la cui prima edizione, giova ricordarlo, fu disputata nel 1944.

Ebbene, quel giorno Mago era perfetto e, finalmente, riuscì a dimostrare di che panni veste: il numero, uno, in batteria, avrebbe potuto rappresentare una difficoltà, ma Pietro Gubellini sentiva Mago molto sicuro e azzardò il lancio veloce, con Mago che, rispondendo da par suo, seppe contenere Mind Wise As e Marimari con un 28.3; poi, con un occhio alla finale, Pippo concede 800 comodi in 1.02.8 al suo campione che, appena iniziato il quarto finale, innesta la quinta e si stacca con l’arrivo in 27.4, abbassando così la media ad un comunque normale 1.14.1. Ma, a questo punto, era vinta la batteria, il difficile doveva ancora venire… Il grande favorito della finale era Explosive Matter, vincitore della sua batteria in un… esplosivo 1.12.1 con l’asso americano Ron Pierce ma, dopo un lancio infelice, alla ricerca di un varco per portarsi sui primi, Explosive sbaglia e finisce squalificato. Intanto il “Maghetto”, ancora una volta collocato al miglior numero, aveva provato il lancio ma senza riuscire a respingere lo stimato Oracle che, a quel punto, era diventato il rivale dichiarato: dopo 400 metri in 27.5, Oracle impone una drastica stoppata al ritmo, con Mago secondo in corda e Pippo impegnato a controllare all’esterno la risalita di Mustang Grif per non restare chiuso. Poi, ai 700 finali, la mossa decisiva: Mago decide che è arrivato il momento di affrontare a viso aperto il rivale. Da lì inizia un testa a testa che sembra non finire mai e Mago che, con la grinta che lo ha sempre contraddistinto e con la forza che nasce dalla consapevolezza dei propri mezzi, riesce negli ultimi 100 metri a prendere il sopravvento sull’avversario, battendolo in 1.12.7 con 57.5 per gli ultimi 800. Finalmente giustizia è fatta… Poco più di cinque mesi dopo, con Pietro Gubellini a piedi, il “Maghetto” rientra a Torino e, guidato da Orian Khilström (il driver di Oracle, che aveva provato a respingerlo a Milano…) vince in scioltezza il Città di Torino in 1.14.3, un successo che sarà il preludio del secondo e ultimo grande trionfo milanese di Mago.



Il 25 aprile, infatti, si torna a San Siro e, questa volta, c’è da vincere il Gran Premio d’Europa. Mago ha il numero tre, nel lancio lo saltano Mondiale Ok e Macho Gams, davanti, con 500 metri in 34, resta Merckx Ok su Meriggio; all’inizio della retta di fronte Pietro decide che è inutile perdere tempo e sposta in terza per passare a condurre dopo 750 metri, coprendo sullo slancio i primi 900 in 1.03.5, ovvero da 1.10.3. Questo parziale, violentissimo anche per come Mago lo ha dovuto sostenere, avrebbe messo in difficoltà chiunque, ma non il figlio di Lemon Dra che, una volta davanti, prosegue con il piglio del più forte scandendo ritmi estremamente selettivi: 29.5, 28.6, 29.4 le ultime tre frazioni e media complessiva di 1.11.8, a sette decimi dal record della corsa (e del mondo) ottenuto l’anno precedente dalla stratosferica Lisa America.

Da lì, purtroppo, ricominciarono i guai del “Maghetto”: in errore a Stoccolma nell’Elite dei 4 anni e poi ritirato nel Triossi, l’ultimo “acuto” del campione si verificò sulla pista grande dei Pini di Follonica, dove sbaragliò il campo realizzando il suo record in carriera di 1.11.4. Poi, il declino, causato dal riacutizzarsi del problema all’anteriore sinistro e, soprattutto, alle conseguenze che ne sono scaturite, che hanno finito per inceppare il delicato meccanismo di quella che era una meravigliosa “macchina da corsa”, capace, quando tutti gli ingranaggi erano a posto, di esprimere una potenza e una velocità davvero fuori del comune.
Ma la storia del “Maghetto” di casa Ubaldi non può e non deve finire qui: il testimone, adesso, passa ai suoi eredi! Il Mago si candida ad essere uno dei principali continuatori della basilare linea Sharif-Lemon, "Messaggero" di quei cromosomi che hanno cambiato la razza italiana.
Buona fortuna Mago!

Le prime conferme sono arrivate...

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